Dopo aver preso appuntamento, mi dirigo in macchina verso la casa della Dea. Ero agitato, perché è sempre una grande emozione poterla servire, ma sopratutto perché era passato più di un mese dall'ultimo incontro... Troppo, a causa delle vacanze (meritate di Imperatrix) ma anche colpa del mio raffreddore che mi ha tenuto fermo per un pò. Arrivo puntuale alle ore 16.00. Mi apre e rimango estasiato dalla sua bellezza, credo che, più passi il tempo e più la sua bellezza aumenti. Lei cosi alta, imperiosa (non a caso il nome Imperatrix), io invece cosi inutile, basso, nano, magro, infatti il mio compito è proprio quello di far rilassare e divertire la padrona, posso fare solo ciò.
Verso il dovuto omaggio più che meritato e Lei si accomoda sul divano accavallando le sue splendide gambe, io già nudo come un verme vengo invitato a mettermi in ginocchio, a 4 zampe inizio la lunga e intensa adorazione dei piedi, prima calzati da meravigliose decolté, poi senza, avvolti da quei collant color carne che mi mandano in visibilio. L'odore delle sue estremità è forte, intenso, ma è un profumo di cui voglio inebriarmi, infatti la Dea mi ordina di respirare a pieni polmoni quell'aroma avvolgente, non me lo faccio ripetere 2 volte e inizio le lunghe sniffate, sulla pianta, sotto l'arcata delle dita. Noto come la Dea con maestria allarga e mi impugna il naso con le sue dita, sono letteralmente catturato, il mio naso si perde sotto i suoi piedi che in effetti sono più grandi della mia faccia, perché sono una mezza sega e Lei ride di gusto, sa che sono un nanerottolo facile da schiacciare. La Padrona mi fa notare che prima dell'incontro ha indossato le scarpe da ginnastica, e io ne sono contento perché desideravo fortemente quei piedi cosi caldi ed odorosi. La Dea mi ordina di mettermi steso, un piede poggiato sulla pancia a tenermi a bada, l'altro si avvicina sempre più sul viso, e, mentre sono certo di poterlo baciare lei lo ritrae sollevando e dice "dai su verme, bacia il piede" io cerco di sollevarmi, ma non ci riesco, lo abbassa nuovamente quasi sfiorandomi il naso, poi lo solleva, me li fa desiderare più di ogni altra cosa, i miei tentativi sono vani, e lei ride di gusto e si diverte. Il divertimento si accompagna a pura crudeltà, quando mi si avvicina, con lo sguardo diabolico, che mi fa letteralmente impazzire e inizia la lunga tortura ai capezzoli, ormai diventati i giocattoli preferiti della Dea. Sa quanto sono sensibile a questo tormento, e inizia a stringerli sempre più forte, sempre di più sempre di più, io gemo di dolore, inizio a contorcermi ma lei mi tiene in pugno e ride, più strizza, più urlo, più si diverte. Come è buona la mia Dea, infatti la ringrazio, ringrazio di essere cosi Stupenda, cosi magnifica e lei lo sa e rimarca il fatto che io sia invece il suo opposto ovvero una merda, un verme, un nano da giardino.
Alla tortura dei capezzoli si alterano schiaffoni a mano aperta, la mia faccia è sua, può fare ciò che vuole, insiste schiaffoni su schiaffoni, sono talmente tanti e forti che crollo a terra e continuo a ringraziarla baciando le sue estremità perfette. Dopo avermi schiaffeggiato violentemente, la Padrona è stanca e vuole rilassarsi, si mette stesa sul divano, con le gambe incrociate, mi ordina di rimanere in ginocchio e dedicarmi ai suoi piedi. Quanto amo quella visione, la mia Dea stesa, rilassata mentre io in ginocchio, come un coglione a coccolare, annusare a pieni polmoni e baciare le piante della Padrona. Ho l’onore di fare da pattumiera della Dea, in quanto stanca della gomma di masticare me la mette in bocca. Mi ordina di prendere le scarpe da ginnastica che aveva indossato prima della sessione, gliele porgo e lei le mette violentemente in faccia e dice: “annusa coglionazzo” io allargo i polmoni e inalo tutto quell’odore micidiale, prima una, poi l’altra scarpa, poi prende i calzini e me li ficca sotto il naso, affinchè assumessi tutto il forte aroma, me li attacca con l’adesivo, in maniera tale che rimangano appiccicati sotto il naso potendo respirare non l’aria ma il profumo dei calzini usatissimi. Da ora in avanti continuo la sessione con i calzini attaccati in faccia, ripartono le strizzate ai capezzoli, abusa più e più volte, fino allo sfinimento, e poi si inizia ancora con gli schiaffoni. Sembro davvero un giullare con quei calzini in faccia mentre vengo sopraffatto dalla violenza della mia Dea. Cado più volte sotto i suoi colpi. Sempre in ginocchio mi usa come poggiapiedi, devo resistere perché il mio corpo minuto si stanca sotto il peso delle splendide gambe della Dea. La Padrona vuole continuare a divertirsi, allora prende le sue scarpe col tacco e le pone sotto il mio corpo. Inizia la tortura del solletico, l’ordine è di non cedere e quindi non toccare assolutamente le scarpe con alcuna parte del mio corpo. Le dita e le unghie della Dea si fanno sentire, mi sfiorano il petto, le ascelle ed io non resisto, giù crollo e tocco le sue bellissime scarpe. “Ora sono cazzi tuoi” mi sgrida la Dea e partono a ripetizione sculacciate e strizzate di capezzoli. Noto come quello di sinistra si sia sformato a suon di tirate. La Padrona dopo avermi punito severamente mi concede l’onore di poter adorare la sua scarpiera. “AHAHAHAHA, è più alta la scarpiera del coglionazzo” ride la Dea. In effetti la scarpiera mi sovrasta, le scarpe sono tante, ce ne sono di ogni tipo, mi perdo, ho l’imbarazzo della scelta, inizio ad annusarle tutte. La Dea mi ordina di farle indossare due stupende paia di decolté. E’ cosi meravigliosa, mi schiaccia le mani, io sotto di Lei gemo di dolore. Mi fa capire quanto io sia microbo davanti a Lei. Scendiamo nuovamente giù e mentre la Dea si rilassa sorseggiando la birra al limone io mi dedico nuovamente ai suoi piedi. Mi ordina di abbaiare, “bau bau bau” eseguo sono il cagnolino di merda della Dea, non è soddisfatta del mio abbaiare e per questo merito altre punizioni, schiaffi, sputi e ancora schiaffi ed ancora apro la bocca e mi rimette dentro un’altra gomma usata e masticata.
La sessione volge al termine, prima di rivestirmi non posso far altro che esprimere la mia servitù verso di Lei, rimarcare la mia natura di inferiore, specificando come Lei mi abbia letteralmente conquistato e fottuto il cervello. Lei mi prende per i capelli e mi sputa in faccia. Devo andare via con la sua saliva spalmata sulla faccia, mi fa ingoiare la gomma. Mi rivesto e prima di varcare la soglia mi fa baciare nuovamente i piedi. Grazie Dea, grazie di esistere. Non vedo l’ora di ritornare a servirla e farla divertire.
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