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"Per me si va nella città Dolente, per me si va nell'Eterno dolore, per me si va fra la Perduta gente.."

lunedì 27 maggio 2019

Il punto di vista di Max

La mia giornata insieme a Lei è stata fantastica.
Prima di raccontare quante emozioni e sensazioni ho vissuto voglio premettere che Lei mi piace molto come Donna. Al mio arrivo mi ha fatto inchinare a baciarle le scarpe in mezzo alla strada, un gesto di rispetto fatto pubblicamente come a far capire a tutti che Imperatrix Animas è la Imperatrice nel posto in cui vive. Salita in auto ci dirigiamo verso il capoluogo, ma i primi minuti sono stati per me molto imbarazzanti. Mi sentivo osservato da due occhi bellissimi color mare e con il sorriso sulle labbra mi impedì di guardarla, voleva che che stessi attento alla strada e la portassi al suo ristorante preferito. Era così bella che non potevo non guardarla ma mi è bastato una volta sola per capire che non mi era concesso. Mi afferró la mano e mi diede un morso talmente forte che provocò in me un dolore fortissimo. Arrivammo al ristorante con mezz’ora di anticipo ed essendo ancora chiuso mi invitò a parcheggiare l’auto in un parcheggio pubblico. In quella mezz’ora è successo di tutto e con il senno di poi capii anche perché mi fece posteggiare in un luogo frequentato da persone. Voleva umiliarmi pubblicamente e ci è riuscita molto bene. Tra massaggi ai piedi, strizzate di capezzoli e colpi nelle palle, succede quello che l’imperatrice voleva che accadesse. Mi disse di rimetterle ai piedi i suoi stivali e mi ordino di leccarle le suola. Lei si divertiva e rideva nel vedermi compiere quello che mi aveva ordinato. Rideva e gridava sempre più forte “leccami le suola” “muovi quella lingua”. Abbassó ancora di più il finestrino e continuava ad urlare “fai vedere come lecchi bene le suola”. Il suo tono di voce così deciso e forte mi suscitò perplessità e non capivo perché urlasse così forte. Capii subito quando sentii aprirsi le portiere dell’auto parcheggiata di fianco alla mia, sono rimasto impietrito ma non mi fermai nel leccare le suola dell’Imperatrice. I due si fermarono a guardare attratti dalle risate della Dea e chissà che strani pensieri si saranno fatti, ma l’Imperatrice era soddisfatta di me perché ho concluso il lavoro senza vergognarmi ma in realtà avevo lo sguardo abbassato proprio per la frustrazione. Puntuali alle ore 12 ci troviamo davanti alla porta del ristorante ancora nessun cliente era entrato e i camerieri stavano guardando fuori dalla vetrata per capire se fossimo entrati oppure no. Sotto agli occhi dei camerieri mi sferra una ginocchiata nelle parti basse e poi mi disse “entriamo”. Potete immaginare il mio imbarazzo di fronte al personale che ci ha accolto. Ci assegnano il tavolo ed io chiedo il permesso di andare in bagno. Permesso accordato. Al mio ritorno al tavolo l’Imperatrice stava già ordinando al cameriere. Mi disse che aveva ordinato solo per lei perché io non avrei mangiato, o meglio, se avanzava qualcosa quello sarebbe stato il mio pasto. Arrivò l’acqua naturale che aveva ordinato e mentre presi la bottiglia per versare acqua nel suo bicchiere, mi accorsi che nel mio, l’Imperatrice aveva già provveduto a riempirlo con i suoi sputi e un po’ di catarro, perché la Dea era influenzata. Poveretta la Dea era proprio intasata dal raffreddore e con molta disinvoltura prese il mio tovagliolo e si soffio il naso e poi me lo ridiede. Visto che qualche guscio di gambero era avanzato la Dea mi concesse di mangiarli e mi disse di utilizzare il tovagliolo per pulirmi la bocca.
Finito di pranzare pago il conto, usciamo e ritorniamo in auto, intanto la Dea si divertiva a strizzarmi i capezzoli e a rifilarmi colpi nelle palle. Sembrava che l’incontro volgesse al termine, invece no, mi fece deviare in direzione di un centro commerciale. Arrivati al centro commerciale prima di scendere dall’auto l’Imperatrice colta ancora da un fastidioso catarro in gola, me lo sputó in bocca e mi disse: “vammi a prendere da bere io ti aspetto al negozi di scarpe”. Andai velocemente al bar e raggiunsi la Dea in negozio, dove mi aspettava per provare le scarpe che le piacevano. Era molto indecisa sull’acquisto e provó e riprovó almeno una decina di paia. Io in ginocchio ai suoi piedi per togliere e mettere le scarpe alle sue fantastiche estremità. Dopo quasi un ora la scelta è caduta su 2 paia di scarpe, e qui devo dire che ha avuto buon gusto. La gente passava e mi guardava come con tanta cura facevo calzare e sfilavo le scarpe alla Dea. Era bellissimo e mi sentivo bene, ormai avevo capito che l’Imperatrice aveva l’obiettivo di umiliarmi davanti a tutti. Fatta la scelta e prima di andare verso le casse si avvicinò in modo affettuoso abbracciandomi ed io pensai quanto fosse riconoscente per quello che avevo fatto, ma il mio pensiero duró qualche secondo perché quell’abbraccio che sembrava affettuoso era un modo per rifilarmi con disinvoltura una ginocchiata nelle palle facendomi piegare dal dolore. Mi ripresi un attimo e mi disse di annusarle le ascelle per sentire se puzzava, naturalmente sotto gli occhi di tutti, insomma ero diventato il suo giocatolo da esibire. Finalmente in cassa, estraggo la carta di credito e pago i suoi acquisti. Salutiamo la cassiera e appena varchiamo il Metal detector, comincia a suonare. La Dea scoppia in una risata fortissima, infatti me ne aveva combinata una delle sue, mi aveva infilato sotto il maglione un talloncino anti taccheggio. Finalmente fuori dal negozio. pensavo che le umiliazioni pubbliche fossero terminate, invece la Dea vuole fermarsi più avanti in un Burger King e continuo a pensare durante il tragitto cosa potrebbe ancora capitarmi. Prima di scendere dall’auto La Dea mi delizia ancora del suo fastidiosissimo catarro. 
Ci sediamo a un tavolino e mentre lei si gusta il suo dolce, le mie palle vengono schiacciate contro il divanetto ed io rimango a guardare la Dea che mangia e si diverte. Finito di mangiare prese la sua bottiglietta d’acqua e mi invita in bagno. A quel punto la mia paura si fece sentire, non sapevo cosa avesse in mente. All’inizio pensai che avrebbe riempito la bottiglietta del suo nettare ma mi sbagliavo. Nell’antibagno mi fece inginocchiare e si riempì la bocca d’acqua per poi sputarmela direttamente in bocca. Si era fatto tardi e riaccompagnai la Dea nella sua dimora, la lasciai a pochi metri dalla sua porta e sotto gli occhi dei vicini mi fece inginocchiare per baciare i suoi stivali. Il tempo è passato velocemente ed io devo rientrare purtroppo nella mia quotidianità, faccio il viaggio di ritorno e continuamente penso e ripenso a tutto questo e posso dire che ho voglia di rivederla, perché in 4 ore non mi sono mai annoiato nemmeno un minuto. Grazie Imperatrice.

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