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"Per me si va nella città Dolente, per me si va nell'Eterno dolore, per me si va fra la Perduta gente.."

mercoledì 29 dicembre 2021

Seviziando Max C.

L’Imperatrice desiderosa di mangiare Sushi mi contattó telefonicamente e mi disse di tenermi libero per il giorno dopo perchè la voglia di cibo giapponese era tanta ed io dovevo assecondare le Sue voglie. Wow, pranzerò al tavolo con la Dea, pensai io, sono proprio fortunato e mi liberai dai miei impegni per assecondare un suo ordine. C’era però un problema che mi assillava, io non mangio pesce figuriamoci se mangio pesce crudo. Fra me e me pensai che avrei eventualmente scelto cibo cinese, di solito in questi ristoranti orientali cucinano sia cibo giapponese che cinese. Questo è vero ma non avevo fatto ancora i conti con Imperatrix Animas. L’appuntamento era previsto alle 11,30 davanti alla casa della Dea. Arrivai in anticipo ed aspettai l’ora esatta per confermare il mio arrivo alla Domina. Uscì di casa, era uno schianto, bella più che mai con i suoi occhioni che ogni volta che li guardo me ne innamoro. Con passo deciso si avvicinava a me che ero sceso dall’auto per aprirle la portiera. Mentre era a pochi metri da me mi fece inginocchiare e mi fece baciare le sue scarpe. Solo dopo aver baciato entrambi i piedi mi diede il permesso di rialzarmi e di salire in auto. Direzione Cremona, al ristorante scelto dalla Dea. Il viaggio in auto duró circa una mezz’ora e durante il tragitto la Divina Imperatrice mi aveva assolutamente vietato di guardarla, non dovevo togliere lo sguardo dalla strada. La cosa non era semplice perché era impossibile non ammirarla in tutta la sua bellezza ed eleganza. Purtroppo sono caduto in tentazione e i miei occhi hanno incrociato il suo sguardo. Non l’avessi mai fatto. La Domina indispettita della mia mancanza mi prese la mano e mi morsicò tra il pollice e l’indice. Un dolore attroce, mi scesero le lacrime dagli occhi dal male che stavo provando. La Dea non mollava la presa e il morso duró una decina di secondi, ma  per me quei secondi sembravano un eternità. Avevo l’impressione che i suoi denti fossero entrati nella mia pelle. Per fortuna no ma l’impronta del morso era ben visibile. 
Arrivammo al ristorante, la cameriera che ci accolse ci fece accomodare nel salone inferiore della struttura. Una lunga scala tipo fiabesca ci condusse nella sala e prendemmo posto in un tavolino abbastanza appartato in fondo alla sala. Il ristorante era lussuoso e arredato di buon gusto. Il posticino che ci avevano riservato era molto intimo, mi piaceva molto e feci i complimenti alla Dea per la scelta del ristorante. Sfogliammo il menù che avevamo sul tavolo e feci presente alla Domina che non gradivo il pesce crudo pertanto avrei optato per involtini primavera e gnocchi di riso con verdure. La Dea è stata categorica, “se non mangi sushi, allora non mangerai affatto”. Non tollerando per niente il pesce, decisi di ascoltare il consiglio della Domina e quindi il mio piatto rimase pulito nonostante il mio stomaco brontolava dalla debolezza. La Dea si gustava il suo sushi ed io la guardavo con l’acquolina alla bocca. Ad un certo punto la Divina attirò l’attenzione dei commensali facendo cadere ripetutamente le posate che erano sul tavolo. Quando ha capito di avere l’attenzione di alcune persone, buttó a terra un’alga che aveva nel suo piatto e con voce alta e ferma mi disse:” raccogli e mangia questa è verdura non pesce” nell’imbarazzo più totale e con occhi che mi guardavano raccolsi quell’alga e la misi in bocca. Ero sprofondato dalla vergogna ma non potevo contraddire la Dea, il suo morso mi era rimasto impresso e non ne volevo un’altro. Il pranzo volge al termine e mi accingo a pagare il conto. La Dea mi impone di lasciare la mancia perché il cibo era buono. Prima di ripartire ci fermammo nel piazzale del ristorante a parlare del più e del meno e scopro che la Dea è appassionata di Moto. Salimmo in auto e mi dirigo verso l’abitazione della Dea, ma ad un certo punto l’Imperatrice mi fece cambiare direzione e mi disse che prima di tornare a casa avrebbe dovuto acquistare qualcosa al supermercato perché alla sera avrebbe avuto ospiti a casa sua. Mi disse di non prendere il carrello perché avrei tenuto in mano tutto io. La Dea cominció a riempirmi di prodotti e sinceramente facevo fatica a tenere tutto tra le mie braccia. La Dea con il sorriso sulle labbra si avvicinò e mi sussurrò in un orecchio: “se fai cadere qualcosa, ti ammazzo. Hai capito?” La sua voce sussurrata mi provocó un brivido lunga la schiena. Ero sicuro che non mi sarebbe caduto nulla per terra, tenevo tutto per bene stretto tra le mie braccia. Questa mia convinzione però duró poco, perché subito dopo avermi sussurrato quella minaccia, incomincio a strizzarmi i capezzoli e tirarmi pizzicotti. Purtroppo nonostante tutti gli sforzi che feci per non mollare la presa, dopo l’ennesimo pizzicotto le mie forze cedettero. Chiesi infinitamente scusa ma dallo sguardo dalla Dea capii che le mie implorazioni non sarebbero servite a nulla. Raccolsi tutto e su ordine della Miss ci dirigemmo alla cassa. Pagai la spesa e portai le borse in auto a testa bassa. Aprii la portiera alla Dea la feci salire e partimmo per ritornare a casa. Pensavo di averla scampata quando dopo qualche metro mi disse: “fermati qui”. Il suo viso si fece serio, il sorriso era sparito e da lì capii che qualcosa stesse succedendo. Mi fece scendere dall’auto e cominció a tirarmi pizzicotti, poi strizzate di capezzoli. Le sue mani si fecero più pesanti, incominciarono arrivare sberle da tutte le parti, per poi passare a ginocchiate nelle palle. Ne ho prese veramente tante, mi aveva veramente distrutto. Messo contro il muro mi prese in mano le palle e cominció a stringere sempre più forte e mi disse “ te le sei meritate, cretino”. Dopo aver ringraziato la Dea per la punizione, salimmo in auto e partimmo verso la casa della Dea. L’Imperatrice mi diede una bella lezione e mi fece capire che con Lei non si può sgarrare. Dopo aver salutato e baciato i piedi della Divina, mi dirigo verso casa pensando ai miei errori e a quante botte ho preso. 
Arrivato a casa mi spoglio per andare in doccia e noto sul mio corpo diversi lividi ed ematomi causati dai pizzicotti. Un grosso problema perché avrei dovuto nascondere a mia moglie tutti quei segni. In casa ero solito girare in mutande e a dorso nudo perché sono molto caloroso e mi piace sentirmi libero. Un vero problema che pensai di risolvere per non farmi scoprire da mia moglie, mettendomi in tuta da ginnastica. Per me era insopportabile rimanere vestito ma dovevo farlo. Naturalmente questo mio comportamento insospettì la mia mogliettina. La situazione mi stava sfuggendo di mano, temevo di essere scoperto da un momento all’altro. La mia sensazione si trasformò in realtà quando uscendo dalla doccia incrociai mia moglie che stava entrando in bagno. Volle sapere che cosa erano tutti quei lividi e mi fece un turpiloquio peggio della FBI. Ho balbettato un po’ prima di inventarmi che avevo avuto un litigio sul lavoro con un cliente che mi doveva dei soldi. La mogliettina andó su tutte le furie perché le avevo nascosto il fatto ma alla fine ci ha creduto o ha fatto finta di crederci perché infondo io sono un buono di natura e non ho mai fatto a pugni con nessuno. Confesso però che dopo le varie paure passate, prima con la Dea e poi con la mogliettina, la situazione mi ha eccitato molto ed ho pensato fra me e me; non tutto il male vien per nuocere.

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