Credo fortemente che in qualsiasi rapporto entrambe le parti debbano sempre stuzzicarsi, per mantenere la fiamma viva… non può e non deve farlo solo una parte. E dopo settimane in cui la mia padrona mi stuzzicava in maniera inaspettata ed improvvisa, e per questo straordinaria, stavolta volevo essere io a stupirLa. Per Lei non volevo e non voglio essere come tutti gli altri. Voglio usare ogni grammo di forza, intelligenza, fantasia che possiedo per colpirLa. Per essere il suo giocattolo preferito. Affinché soprattutto, cosa più importante di tutte , anche Lei si diverta a giocare con me. Una sessione è stupenda per uno schiavo solo e soltanto se si diverte anche la sua padrona.
Appena finito di lavorare, ed entrato in macchina, Le invio una foto dei soldi che avevo guadagnato quel giorno, supplicandola di giocare con me questo weekend…e Le propongo un gioco che avevo sempre fatto in passato, soprattutto durante sessioni in cam, e che racchiude la mia duplice anima di finslave e innamorato perso del corpo femminile…quello di inviarLe omaggi di entità concordata, e a ciascun omaggio sarebbe corrisposto un suo video di una sua parte di corpo… il tutto, per renderlo ancora più bello, diluito per tutto l’arco del weekend, e quindi non in un periodo di tempo ristretto.
Il non sapere quando sarebbe arrivato il video avrebbe reso tutto più emozionante, e avrebbe fatto si che la mia padrona sarebbe stata nella mia testa per tutto il weekend.
Mentre scrivevo ero eccitato, ovviamente, perché il solo pensiero di poter rivedere il corpo della mia padrona mi mandava in estasi, ma ero anche felice. Volevo sorprenderLa, e credevo di esserci riuscito.
Lei risponde sorridendo, dicendo che adorava tutto questo, ma ovviamente con Imperatrix è possibile giocare solo secondo le sue indiscutibili regole. E quindi mi propone di giocare con omaggi crescenti per ciascun video, senza che vi fosse alcuna correlazione tra entità dell’omaggio e caratteristiche del video: avrei potuto pagare 10 per un video del suo seno, e magari 50 per uno delle sue scarpe. In più avrei dovuto prima pagare e poi attendere il suo permesso per guardare il video.
Come sempre, la mia padrona mi spiazzava. E questo suo sapermi sempre disarmare, mi fa impazzire. Accettai di buon grado la sua controproposta
(Tra l’altro il non sapere per cosa pagassi rendeva il gioco ancora più eccitante), ringraziai e tornai a casa. Nonostante l’enorme stanchezza, l’adrenalina scorreva veloce nel mio sangue, e nn fu affatto semplice addormentarsi.
Il mattino dopo, sabato, era una splendida giornata di sole. Primaverile, quasi. Il mio risveglio fu fantastico: mi sentivo come un bambino il giorno di Natale. Avevo ansia e voglia di “aprire il mio regalo”. Normalmente per me, lavorando da mattina a sera dal lunedì al venerdì, il sabato è il classico giorno di commissioni. La prima da fare era ovviamente cercare un tabaccaio per acquistare i buoni. Chiunque sia uno schiavo sa la straordinarietà di quel momento: sei lì in attesa che il terminale sputi fuori i codici, e li aspetti con avidità, totalmente in erezione perché sai che quei codici in realtà sono dei biglietti per la felicità. Quella mattina, se possibile, questa sensazione fu ancora più forte. Acquistai tutto, e avvisai la mia padrona che ero pronto. E andai incontro alla mia giornata, cercando di fare finta di nulla, nonostante la meravigliosa tempesta interiore.
Il primo video arriva dopo un po’, mentre ero in fila alla cassa del supermercato. Solo vedere la notifica su Telegram mi fa accelerare il battito.
Ringrazio la mia padrona, pago, chiedo di poterlo aprire (pagando nel frattempo la mia spesa), arrivo in macchina, lo guardo…Lei sa quanto impazzisco per il suo odore, e decide di cominciare con un video dei suoi piedi sudati, rivestiti da calzini che se Lei vorrà, un giorno potrò possedere, dopo un allenamento in palestra. Mi sembrava quasi di percepire il loro sapore attraverso lo schermo.
Il secondo video mi arriva poco dopo mentre, ironia della sorte, ero al bancomat. Breve, ma assurdamente erotico. Si intravedeva solo il suo seno, ma semplicemente ciò era sufficiente a mandarmi nel pallone. Eppure, lo giuro, qualche esperienza l’ho avuta… ma la carica di sensualità che Lei riesce ad esprimere è qualcosa di completamente diverso da tutto il resto.
Terzo video, quasi consecutivo, mentre salutavo un vecchio amico. Sobbalzo, mi invento una scusa e torno in macchina. Ero eccitatissimo, e si vedeva benissimo anche attraverso i jeans. Pago, supplico di vederlo, Lei me lo consente.
Il video era di Lei prima di entrare in doccia, con un accappatoio che le copriva la parte inferiore del seno. Neanche il Sommo Poeta riuscirebbe a rendere giustizia alla bellezza di quel video, figuriamoci io. Ero eccitato, furiosamente, e percepivo dal tenore delle risposte e dei videobolla che mi inviava su Telegram, che anche la mia padrona si stava divertendo. Tanto. Nello stuzzicarmi, nel trasformare con i suoi videoclip una persona normale, seria ed intelligente, in un deficiente incapace di coniugare correttamente un verbo. Non era per i soldi. Era perché godeva del suo potere enorme su di me. E tutto questo era , semplicemente, bello.
Mi chiese di inviarLe una foto, in cui fosse evidente la mia erezione attraverso i pantaloni mentre parlavo con Lei. La inviai immediatamente, ma in quel momento esatto Telegram decise di non funzionare più. Attesa, ansia. La foto non riuscivo a mandarla. Telegram era impallato. Dopo qualche minuto, mi chiede di inviarla su whatsapp. E in quel preciso momento, si è rotto tutto. Sono sempre stato estremamente fissato, ai limiti dell’ossessione, con la mia privacy. Non do mai i miei dati personali, anche alla luce del mio vissuto, e il numero di telefono fa parte di questi. In quel momento, con quella semplice richiesta, tutta la mia eccitazione si era trasformata in terrore. Le immagini del passato erano ancora troppo vivide.
Le risposi, semplicemente, che preferivo ancora evitare di darLe il mio numero di telefono.
La sua reazione mi tramortì. Completamente. “No problem. Peccato per la foto. Mi è passata l’eccitazione. Vado, che ho ospiti “. Avrei quasi preferito si arrabbiasse, e non mi rispondesse con quella freddezza disarmante.
Non trovai niente di meglio da dire di un banale “mi scusi, mi dispiace “. Ero arrabbiato. Avevo lasciato che la mia atavica paura rovinasse la magia di quel momento. Avevo rovinato tutto. Avevo sognato questo momento nei giorni precedenti, mentre lavoravo… mi ero impegnato per realizzarlo. Mi ero impegnato per stupire la mia padrona. E poi, nel momento decisivo, scappavo via come un coniglio. Per paura di dare un cavolo di numero di telefono.
Forse il termine più giusto per descrivere tutto era frustrazione, pura e semplice. Mi sentivo come dopo aver sbagliato un rigore decisivo, in una partita decisiva.
Soprattutto, mi sentivo veramente di merda per non essermi fidato di una persona che, ad ora, in maniera assolutamente oggettiva, si è sempre comportata in maniera impeccabile con me.
Il gioco continuó, nel pomeriggio, con un altro paio di video. Ma l’incantesimo si era rotto. Era tutto più automatico, banale e ripetitivo. Non Le andava più di giocare, era evidente. E, dopo un po’, me lo disse chiaramente.
Quelle parole mi fecero male. Lei per me non era una persona qualunque. Era la persona che adoro, che servo, che voglio con ogni mia cellula che sia felice. Non me ne fregava niente di continuare ad eccitarmi e segarmi su suoi video,se sapevo benissimo che lei non si stava divertendo. Il focus non era, non è mai stato e non sarà mai, il mio piacere. Ma il Suo.
E aver spento la sua voglia di giocare con me mi faceva un male quasi fisico.
La sera, provai ancora con un banale tentativo di scuse… un piccolo omaggio, una conversazione su whatsapp per farLe capire che avevo vinto finalmente quella paura e che mi fidavo di Lei.
Ma, ovviamente, chiudere i cancelli dopo che i buoi sono scappati, non ha nessun senso.
Mi rispose che per quella sera non Le andava proprio di giocare. Decisa, austera, come giusto che sia.
Il mattino dopo, cioè oggi, la frustrazione non era minimamente passata, anzi. Quella sensazione di aver sprecato un’occasione continuava ad essermi appiccicata addosso. E poi, sono sempre stato una persona leale con chi mi rispetta. Invece quello che era successo, il non essermi fidato, l’aver distrutto la magia di quel momento, mi faceva sentire sleale. E potrei essere sleale con tutti, forse, perché non sono un santo. Ma con Lei non potrei mai.
Stavolta anche io nn avevo più voglia di giocare. Non meritavo i suoi video, non meritavo la sua bellezza, non meritavo di toccarmi. E francamente, nemmeno lo volevo. Volevo solo che tornasse a guardarmi e a sorridermi, con quei suoi occhi e quelle sue labbra magnifiche. Le scrivo tutto quello che mi era avanzato, tra buoni e verse, e le dico che è tutto suo, senza nessun gioco. Il desiderio, quasi la necessità, di farmi perdonare, di tornare ad essere il suo coglione fedele, di farLa ridere e divertire, era più forte di tutto il resto. Di qualsiasi gioco, di qualsiasi elemento sessuale. Io non La servo solo per poter sbavare, segarmi e pagare. Certo, quello è fondamentale. L’eccitazione è fondamentale. Ma è solo una componente, una delle tante.
Io voglio essere, e diventare, il suo schiavo fedele. La sua creatura. Il suo scudo per parare i colpi della vita. Una persona su cui poter fare affidamento, sempre e a prescindere.
Il giorno prima La avevo delusa, e tra l’altro per una banalità assoluta, e dovevo per forza fare qualcosa per recuperare. E darLe tutto ciò che comunque Le appartiene, senza però chiedere nulla in cambio, mi sembrava quantomeno il minimo, per urlarLe con i fatti tutto il mio dispiacere.
A 1000 km di distanza, purtroppo, era l’unica cosa che potessi fare.
E adesso, mentre scrivo, l’amarezza nn è ancora passata. Diminuita sicuramente, anche grazie a dei video che la mia padrona mi ha inviato senza che richiedessi nulla, dimostrandosi ulteriormente una spanna sopra tutti gli altri, ma ancora presente.
Mi consolo solo pensando che domani sarà un altro giorno, ed un’altra pagina bianca da scrivere. Avendo perfettamente imparato, però, dagli errori commessi."
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